Il mio nome e il mio cognome

Oggi mi è successa una cosa strana.
Ho fatto una analisi introspettiva mentre stavo scattando delle foto di still life, sotto lampade arroventate, senza aria condizionata.

Stavo scattando le foto al frutto del mio sogno, e me ne sono reso conto perché recava il mio nome e cognome.
Il frutto del mio sogno è un box di legno. E contiene anni di esperienze immagazzinate, silenti. Esperienze nate anni, decenni fa. Quando la fotografia non dico che era di elite, ma non era così facile e alla portata di tutti come oggi.
Esperienze silenti.
Non mi sono mai vantato di essere un fotografo, non ho mai messo un ph. davanti al mio nome, ho semplicemente immagazzinato, scattato, portato a casa, immagazzinato, scattato, ecc.

Vedere il mio nome e cognome oggi, su un box di legno è stato un “milestone” (come si dice nei progetti di ingegneria). Mi ha scioccato, perché sono arrivato a creare un prodotto che reca il mio nome. E di cui io credo fermamente.

Mi ha anche scioccato perché io la amo la fotografia, più di ogni forma di denaro. E’ un amore appunto.
Amo anche tutti i soggetti che fotografo. Mi emozionano, se no la foto mi esce male. E non la vendo.
Per me fotografare è meglio che respirare. E non so come sia arrivato a fare del mio respiro una forma di lavoro, non so come mai ci sono arrivato così tardi.
Mi diranno “eh sei agli inizi, ti scontrerai con la realtà”.

Si. La mia realtà è che oggi accarezzavo il Wooden Box che ho fatto creare per dei clienti perché dentro ci sono i loro sogni, i loro ricordi. Nessuno me l’ha chiesto. Ma loro mi hanno emozionato, mi hanno fatto innamorare di nuovo. E chiamarli clienti è offensivo.
Ricordiamoci fotografi, che lo facciamo perché ci piace. Io me lo ricordo a ogni foto, io quando sento l’otturatore è il completamento di un ricordo da immortalare. Io non scatto foto a dei clienti, scatto foto perché è la cosa che mi piace fare di più. E in più lascio un segno.

Dunque oggi mi sono innamorato del mio nome e cognome su un box di legno. Che contiene i ricordi di due persone. Ed è emozionante, l’ho accarezzato quel box, forse sono pazzo.
Ma quel box sono io.
La sensazione di donare un pezzo dei tuoi sentimenti, della tua arte, del tuo cuore a qualcuno. Quel box andrà via da me. Eppure quel box è il simbolo che sono orgoglioso di me, perché è la strada per cui sono nato, nessuno mi ha istruito. E’ il primo tassello con sopra scritto il mio nome e cognome in questa grande avventura.

Oggi mi sono chiesto dove voglio arrivare.
Voglio continuare a respirare, voglio esaudire i miei desideri e rendere le mie figlie orgogliose di quel cognome. E’ una affermazione forte. Ma ho un po’ di idee che mi frullano per la testa.
Voglio lasciare a loro un ricordo fotografico del loro padre. Attraverso le STORIEFOTOGRAFICHE che racconta.

Amo il mio lavoro?
SI

E amo fortemente raccontare la storia fotografica delle persone che dedicano il loro tempo anche a me, io sono un testimone.

E poi chiudere la storia in un box, donarla a me e a chi l’ha costruita.

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